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lunedì 18 agosto 2014

La vita è bella. Parola di Bèrtold

Poteva mancare
in un racconto veramente Medievale
colui che riesce a donare
un sorriso così speciale?
Assolutamente!

Ed ecco qui Bèrtold, un giullare di venticinque anni, simpatico, allegro, colto e con un passato misterioso da svelare. Può sembrare un altro personaggio non importante, ma invece è un gran bel contorno della storia.

Appare saltellante, con un vestito di tre sfumature: rosso, giallo e azzurro. Parla sempre in rima e mostra a tutti la sua grande cultura, ma soprattutto la sua grande argutezza. Riesce a ironizzare su tutto e su tutti, attirando a sè non solo risa, ma anche rabbia. Quella rabbia leggera di chi non sa scherzare ma sa usare solo la forza. Quella rabbia che è perlopiù invidia dacché in quei tempi, uscire dai rigidi schemi, era veramente una forma di coraggio.
É un intoccabile: la Regina lo ha posto come giullare personale di sua figlia, la principessa Violetta, di soli dieci anni, ed ha stabilito che nessuno può fargli del male. Neanche per sbaglio.



In realtà la figura del giullare è storicamente particolare.
Nasce come buffone, cantastorie, stornellatore, giocoliere e figura dalla grande intelligenza. Bèrtold ama creare indovinelli in rima, oltre che intrattenere il pubblico con giochi d' abilità che lasciano a bocca aperta.
Le figure religiose non vedevano di buon occhio i giullari, etichettati come mostri o diavoli. I colori accesi dei loro abiti, appunto, indicavano l' appartenenza sacrilega dell' individuo che, come accade proprio nel racconto, invitava implicitamente chiunque a non toccarlo, né a sfiorarlo. Si poteva rimanere contaminati.
Era un folle, un pazzo, un anormale, un tizio che usciva dalla quotidianità e poteva rompere gli schemi salendo su ogni riga, apparentemente senza alcun limite. La dimostrazione è proprio l' abito a strisce verticali pluricolorato. La Chiesa relegò ai margini della società questi grandi artisti che divenivano così parte di quel popolo povero, inutile, bistrattato ed emarginato.

Si ama dividere i giullari dai cantastorie: sono quasi simili, ma i secondi possono esser etichettati come "più seri", perché si limitavano narrare racconti a suon di musica. Storicamente venivano ben visti dacché, oggetto delle loro canzoni, erano storie sacre: in questo modo evitavano di inserire nell' inimicizie anche la potente Chiesa che reggeva la società dell' epoca dalle fondamenta. Forse si possono paragonare ai cantautori moderni, con la differenza che i cantastorie narravano sempre delle storie sensate. Sacre o profane che fossero.

Forse vi può parer che la vita del giullare sia brutta: bistrattato da tutti, relegato ai margini della società, senza diritti, senza privilegi, senza un premio per la sua arte spontanea e meravigliosa. Forse sì, e forse no.
Tutto sta in che punto ci si pone a guardare il fiume: se ci si mette dietro, si noterà che esso corre in avanti, e non dà modo di fermarlo, ma solo di rincorrerlo affannosamente; se ci si mette davanti, si rischia d' esser travolti e trascinati controvoglia e contro le proprio forze; se ci si mette lateralmente, in base a come lo guardiamo, possiamo seguirlo o subirlo, ma senza correre pericoli.


Bèrtold, nel corso del racconto, ci insegna che la vita è bella. Lui stesso, nonostante il suo terribile passato, riesce a sfornare insegnamenti veramente profondi, come quello a pagina 266
"La vita è bella, tanto bella. Se a volte è brutta, è perché vuole che apprezziamo al meglio le cose belle. Dimmi, se non ti facessi male, come potresti esser felice quando il dolore passa? La sofferenza serve per apprezzare meglio i momenti di gioia".

5 commenti:

  1. Aaaaah, oggi non so perché ho cominciato a rileggere dei miei vecchi post ed ho letto, in un commento, la stessa cosa detta dal giullare alla fine, però ovviamente parafrasata. Devo dire che è molto interessante la parte in cui descrivi storicamente la figura del giullare, non conoscevo molte cose, soprattutto interessante il punto di vista della Chiesa su questa figura all'apparenza così marginale.

    Mi piace molto il modo in cui posti su questo blog, come tratti gli argomenti volta per volta presentando cose e persone del tuo libro senza svelare segreti che rovinerebbero la curiosità.

    Io, ahimè, ancora non ho adempiuto alla mia promessa ed il libro non l'ho ancora ordinato, ma lo prendo. In mega ritardo, ma se fosse stato per 'darti buca' non lo avrei detto del tutto. Quindi sii paziente xD

    Un abbraccio :)

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    1. Eh già, perché molti non sanno che i giullari non è che fossero privilegiati, anzi,.. erano trattati tipo come i barboni di oggi.

      Sì, mi trattengo sempre per non spifferare l' inspifferabile! Grazie davvero dei complimenti.

      Ahahah maccerto! La pazienza è la virtù dei forti! Visto che sei così attenta ai dettagli, mi farà piacere molto poi un tuo parere. Di storie diverse, nel libro, ce ne sono.

      Un abbraccione a te!! Buon proseguo di settimana!

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  2. Ciao Mauri!

    Lo vedo sì come un complimento! :D
    Io ( non so se si è capito ) sono così come mi leggi/leggete anche nella vita reale:
    scherzoso, ironico, sarcastico, arguto, logorroico, un ( bel ) pò idiota, incosciente, dispettoso, pignolo, preciso, egocentrico...
    Infatti, ogni personaggio ha un qualcosa di me ( altrimenti non l' avrei scritto io ) e forse Bèrtold ha quella parte spensierata che mi viene naturale quando adagio le questioni difficili e pesanti nel baule, chiudendolo a chiave.

    Non so, nel mondo virtuale molti non riescono a mostrarsi come sono nella realtà: spesso sono eccezionali, ma nel web sembrano noiosi. Ed è un peccato non poterne apprezzare le loro qualità anche qui se non vogliono o non riescono a trovare modi per mostrarsi come desiderano.

    Grazie per il tuo parere sempre così sincero e diretto.
    Un buon proseguo di settimana medievale a te!! :D

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  3. Bertold.... della serie non ti fidar delle apparenze e non giudicare in base ad esse.
    E' un personaggio migliore di molti altri. Almeno lui, nonostante il trucco da scena e le battute contro pecunia, è comunque se stesso.
    Pur essendo un personaggio marginale nella storia, nel senso che i protagonisti sono altri, diventa quando è il suo momento un attore di primo piano.
    Spensierato sì ma con quella tristezza di fondo con la quale ha imparato a convivere.
    Beato lui!

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    1. Vero. Bèrtold è sè stesso, ama esser sè stesso, e non si vergogna di mostrarsi com'è.
      Possiede un modo di vedere la vita naturale, innato, che gli permette non solo di sostenere la sua difficile vita, ma soprattutto anche quella degli altri.

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