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mercoledì 20 aprile 2016

Quando amare la scrittura significa scrivere cagate e credersi Stephen King

LEGENDA 
  • editore classico:
editore tipo Mondadori, Feltrinelli, etc, che ti chiedono dai 4mila euro in su per stampare il tuo libro.
Da contratto sei obbligato ad acquistare le copie invendute. Chissà poi che cacchio ci dovrai fare: aprire una bancarella per strada e venderteli da solo?
L'editore classico non pubblica a prescindere: può rifiutare il tuo manoscritto anche se hai i soldi in contanti per pubblicarlo. Vedi la scrittrice J.K. Rowling che si vide rifiutare il suo romanzo dacché, per gli editori, non avrebbe venduto una copia. Ora è una delle donne più ricche del Regno Unito.
  • editori Self Publishing 
editori con sedi fisiche ma ai quali poi inviare il tuo manoscritto e pubblicarlo ufficialmente con l'Isbn, il copyright e il deposito delle copie come impone la legge.
Costa qualche decina di euro l'immissione del libro nei circuiti di vendita, ma la pubblicità devi fartela da solo e i libri non saranno presenti fisicamente nelle librerie.
Non dovrai acquistare alcuna copia invenduta, visto che le copie vengono stampate su richiesta dell'acquirente/lettore.
L'editore Self Publishing pubblica tutto ciò che gli viene spedito. Anche le cagate



TRA L'AMARE LO SCRIVERE E IL SAPER SCRIVERE
Oggi è impossibile pubblicare con un editore "classico" anche se hai in contanti 50mila euro. Se l'editore dice che il tuo libro fa cagare, non te lo pubblicherà manco se gli sbatti tutti i 50mila sulla sua scrivania.

Con gli editori Self Publishing, come quello da me usato, puoi pubblicare con un costo inferiore ai 50 euro. Certo, i tuoi libri non saranno già nelle librerie, dovrai pubblicizzarlo da solo, ma il tuo manoscritto sarà in vendita su ogni sito on line di libri e soprattutto non dovrai acquistare, come da contratto, le copie in deposito (come avviene con gli editori "classici") visto che vengono stampate su richiesta.
Il problema però c'è.
 Col Self Publishing queste case editrici pubblicano tutto. Incluse cagate di 10 pagine che non hanno né capo né coda. Ogni individuo si sente uno scrittore, e pubblica, convinto che la sua opera sia un capolavoro. Anche se le storie, scritte con grammatica perfetta, sembrano sconfusionate, contorte e apatiche.

L'editore Self Publishing, di questo passo, inevitabilmente, dovrà aumentare dei costi, che saranno a carico degli aspiranti scrittori. Come mai? Il problema risiede nella non selezione dei libri da pubblicare.
Ci sono dei costi di gestione, di personale, di stampa, spese di utenze, del mantenimento della società con le tasse... L'editore Self Publishing dovrebbe iniziare a scartare delle robe che non sono libri, ma stronzate scritte credendosi degli Stephen King, altrimenti di questo passo o chiuderanno, o inizieranno anche loro a chiedere 4mila euro per pubblicare un manoscritto.

Con questo discorso non sto dicendo che io abbia invece scritto i romanzi del secolo, ma che chi scrive, dovrebbe avere almeno la decenza di capire se ama veramente scrivere, se è in grado, oppure il credersi un grande scrittore sia una solo visione distorta della sua realtà. Io scrivo da quando andavo alle elementari. Mi è sempre piaciuto leggere e scrivere. Se hai una passione, allora devi coltivarla e inseguirla.

E poi, alla fine, deve essere sempre il lettore a giudicare l'opera, ma abbiamo l'accortezza di affermare se sappiamo o meno fare una cosa.
Sottovalutarsi è un errore, crea depressione e fa restare fermi.
Sopravvalutarsi è ugualmente un errore, perché ti porta a gettarti nel vuoto convinto di saper volare.

6 commenti:

  1. Se uno e' tanto cretino da spendere tutti quei soldi per avere il suo libro pubblicato allora si merita di essere truffato. In fondo e' giusto che i soldi vadano tolti a un cretino e dati a una persona piu' intelligente di lui.

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    1. Io, se li avessi avuti, li avrei usati - pubblicando sempre col Self Publishing (altro che 4mila euro!) - per farmi pubblicità mirata.

      L'editoria, oggi, è marketing. Un editore non è un divulgatore di libri interessanti ma più un imprenditore.

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  2. Esiste anche una realtà di case editrici che non chiedono un solo centesimo allo scrittore, il problema è che non faranno niente per pubblicizzare il libro perchè è un costo non indifferente. Va da sè che in questo modo non è facile farsi conoscere ed i concorsi letterari più importanti sono preclusi, alla fine è frustrante.

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    1. Sì le conosco, ed è proprio come hai scritto tu.
      Alla fine infatti la frustrazione porta anche a perdere fiducia e smettere di scrivere. Come ho scritto nel commento sopra a Rettiliano, oggi, l'editore è solo (o "più"?) un imprenditore.

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    2. D'accordissimo, ma è sempre meglio avere un editore perchè nel giro dei lettori ormai il self publishing è conosciuto come l'ultima spiaggia dell'ego frustrato, conosco molti aspiranti Hemingway che si sono visti rifiutare a ripetizione i propri scritti anche da chi pubblica praticamente di tutto (e questo la dice lunga) e alla fine il risultato è che l'ego è più grande del buonsenso. E sono andati in self publishing.
      Alla fine la pubblicità devi in ogni caso fartela da te quindi tanto vale avere alle spalle un editore, seppur piccolo o di nicchia, perchè in ogni caso fornisce un ulteriore revisione e una seppur minima garanzia di qualità.

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    3. Ciao Montag, il commento mi era sfuggito.

      Purtroppo non è sempre così. Ho conosciuto diversi che si erano rivolti ad editori locali ove però sono incappati in diversi problemi che li hanno portati (pensa un po' ) proprio al self publishing.

      Intanto con l'editore classico, vedi un tot numero di copie già nelle librerie. Ed è un punto a favore perché sono tanti i lettori che acquistano libri di autori sconosciuti, attratti dal titolo, dalla trama posta in breve o dal prezzo.

      Bisogna avere qualche migliaio di euro per provare con un editore classico sperando di vederci un ritorno. E non è vero che il self publishing è l'ultima spaggia per l'ego frustrato. E anche se lo fosse, non è detto non porti a dei risultati.

      Leggi la storia di Antonio Dikele Distefano

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