Perché molti hanno paura di passare sotto una scala? Per colpa della superstizione. Così come accade quando si vede un gatto nero, si fa riferimento ai morti o cade del sale o dell' olio sulla tavola o a terra.
Da dove nascono? Hanno origini anche nel Medioevo? La risposta è per alcune sì, mentre altre hanno radici antichissime che, durante il periodo medievale, si sono rafforzate.
L' uomo è da sempre stato superstizioso, sin dai tempi dei Neanderthal: ad esempio si seppellivano i morti in un certo modo per paura di una loro vendetta dall' aldilà.
L' uomo ha sempre avuto una paura inconsapevole ed illogica. L' avvento del periodo in cui la scienza e la cultura ha raggiunto tutti gli strati della società avrebbe dovuto cancellarle, ma vuoi l' analfabetismo, vuoi la paura dell' inconsapevole, del non verificabile, queste sono ancora presenti oggi.
Ed ora andremo a vedere le più famose.
VENERDI' 17? NO, VENERDI' 13 Ottobre 1307
Il 14 settembre 1307 Filippo IV, detto "il bello", Re di Francia, inviò messaggi sigillati a tutti i soldati del Regno ordinando l'arresto dei Cavalieri Templari e la confisca dei loro beni che venne eseguita proprio venerdì 13 ottobre 1307. Si attaccarono tutte le sedi dei Templari in Francia riuscendo ad entrare con la scusa di accertamenti fiscali. Vennero tutti arrestati con accuse di sodomia, eresia, idolatria. Vennero in particolare accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto (o Banfometto, forse la storpiatura in lingua occitana di Maometto). Nelle carceri del re gli arrestati furono torturati finché non iniziarono ad ammettere l'eresia ( approfondisci "Soppressione dei Templari" ). Il 22 novembre 1307 papa Clemente V, di fronte alle confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta l'arresto dei templari in tutta la cristianità.
Un evento tragico, e collegato alla religione.
E perché in Italia invece abbiamo paura del venerdì 17?
Intanto, come detto, solo nel nostro Paese c'è la superstizione del numero 17, e ciò è dovuto ai romani. Essi avevano la consuetudine di scrivere sulle tombe dei morti la parola "VIXI", che significa "vissi" o "ho vissuto", in riferimento alla vita passata del defunto.
Anagrammato, VIXI diventa XVII, 17 in numeri romani. Successivamente nacque anche la storia che vedeva chiamare Vixi il cane del Diavolo.Il numero diciassette è entrato così nell' Olimpo dei portasfortuna.
IL GATTO NERO
Se ci pensate, la leggenda vuole che sia proprio quando si attraversa la strada ad augurarsi di non incontrarselo davanti. Già. Come mai?
Andando indietro nel tempo scopriamo che quando non c' erano i lampioni, le strade erano poco illuminate. I cocchieri che portavano i carri spesso incappavano in gatti che di notte tagliavano loro la strada: i cavalli potevano schiacciarlo e, se il micio si fosse salvato, avrebbe potuto reagire facendo imbizzarire il cavalli e quindi causare un bell' incidente. Di notte, un gatto nero è poco visibile, e quindi il rischio di vederselo schiacciare dai cavalli era molto alto.
Un' altra leggenda ci porta invece ai pirati: questi portavano con sè, a bordo delle loro navi, dei gatti neri. Al loro approdo, spesso gli animali scendevano da soli ( sappiamo quanto i gatti siano curiosi e sempre in movimento ) gironzolando per le terre in cui approdavano. La gente locale, alla vista dei gatti neri, intuiva che erano giunti i pirati, e questa era davvero una sciagura per gli abitanti!
Ritornando intorno all' anno mille esattamente nel 1233, troviamo invece papa Gregorio IX che emanò la bolla Vox in Rama con la quale condannava i gatti neri accostandoli ai blasfemi e, successivamente, a tutti coloro che rifiutavano la religione o praticavano strani riti, etichettandoli poi come "streghe e stregoni"
( bruciati poi sul rogo accusati ingiustamente di rappresentare ed incarnare il diavolo ).
La conseguenza sugli abitanti però, fu terribile: la sparizione di migliaia di gatti, catturati ed uccisi vivi, anche sul rogo, portò un aumento considerevole di topi. Non c' erano più il suo predatore, e quindi i roditori potettero riprodursi e vivere in libertà. Il risultato fu la terribile peste del 1300 che causò milioni di morti.
La Chiesa sostenne che fu la conseguenza per la condotta eretica e blasfema del popolo. Una punizione divina contro i peccati dell' uomo, insomma. Il gatto era un animale indipendente,diverso dal cane,e quindi considerato satanico.
E pensare che fin dall' antichità, il gatto era un animale sacro. E portava anche fortuna! Era l' animale che catturava i fastidiosi topi: in Egitto era venerato e rappresentato con la figura della Dea-gatto Iside
PASSARE SOTTO LA SCALA
La motivazione più logica potrebbe esser il fatto che il tizio in piedi sopra di noi potrebbe cadere o noi farlo cadere urtando contro la scala. O qualche oggetto potrebbe cadere sulla nostra testa. Ma la ragione vera risiede, ancora una volta, nella religione.
Questo perché nel Medioevo la religione era un tutt' uno con la vita quotidiana, e l' incubo di una punizione nell' aldilà era temutissima. La ragione di questa paura risiede nella violazione della Santissima Trinità.
Gli antichi Cristiani consideravano la forma triangolare come il sacro segno della Trinità ( Padre - Figlio - Spirito Santo ). Quando una scala era spinta contro un edificio, formava l’immagine di un triangolo, e quindi, camminandoci sotto, stavi di fatto spezzando il triangolo. Per questo, chi passava sotto una scala veniva etichettato come vicino a Satana. Passarci sotto era un atto sacrilego contro Dio ed anche un reato di blasfemia.
IL POTERE DEI GENITALI
Nell' antica Roma il fallo maschile ed il seno femminile erano rappresentazione di fertilità ( infatti non riuscire a far figli, specie nell' Alto Medioevo, era considerata una sventura).
Vi erano infatti gli Dèi Priapo, il Dio dal lunghissimo pene, e Diana Efesina ( in Grecia Artemide ), la Dea dai tantissimi seni.
Rappresentazioni e piccole statue di questi dèi venivano posti nelle case, per augurarsi fertilità. Alla porta, addirittura, spesso veniva appeso un vero e proprio fallo di terracotta, rappresentante Priapo, il quale veniva toccato per buona sorte..
Da qui il gesto di toccarsi i testicoli per chiamare un pò di fortuna ( per le donne, invece, è di auspicio toccarsi il seno sinistro). Il cornetto rosso che molti posseggono anche come portachiavi, deriva proprio dal Dio Priapo, infatti, se notate, ha proprio la forma del fallo ed il suo colore ha proprio un significato erotico.
Il gesto di fare le corna, invece, deriva dalla mitologia del Minotauro ( che aveva le corna ) concepito dal tradimento della Regina Pasifae con il toro di Creta. Le corna in giù è divenuto un simbolo di rimedio contro la sfortuna, mentre le corna in su, un gesto per indicare una persona tradita dal proprio partner.
SPECCHIO, OLIO E SALE
La sciagura che colpisce chi rompe uno specchio è da ripescare all' antico significato che veniva dato al riflesso della propria immagine.
Prima della sua invenzione, ci si poteva specchiare nelle acque: si diceva che l' immagine riflessa fosse l' anima della persona, una parte importante dell' individuo che, assieme al corpo, permetteva di essere in vita.
Capite dunque che, all' invenzione degli specchi, la figura appariva sempre sotto gli occhi e la sua rottura provocava la paura di veder distrutta la propria anima, quella parte inafferrabile dell' essere umano che si credeva fosse racchiusa da qualche parte.
Il numero 7, che indicano gli anni di disgrazia alla distruzione dell' oggetto, è da ricercarsi ancora una volta nella religione. É una precisazione che appare successivamente. Il numero sette è presente spesse volte nella Bibbia ( vedi ad esempio la parabola del servo dove appare il "settanta volte sette" ) e rappresenta un numero sacro, come il 9. A differenza del 6 che è accostato al diavolo.
Per il sale e l' olio, l' origine nasce semplicemente dal fatto che in antichità si trattava di due alimenti preziosi che non andavano sprecati. Il gettarlo era un atto impunito e quindi, una disgrazia. Da qui nasce anche la leggenda che vuole la buccia dei frutti più piena di vitamine rispetto al frutto stesso. Si tratta solo di un invito a non sprecare nulla del cibo.
E il lanciare il sale dietro la spalla sinistra? Riecco il Diavolo! Si dice che questi sia seduto sempre alla sinistra delle persone e, quando si getta sciaguratamente del sale, di debba prenderne una piccola quantità e lanciarlo dietro la spalla sinistra per colpire gli occhi del diavolo e quindi accecarlo per evitare eventuali altri atti sciagurati. Tutto questo perché si narra come anche Giuda abbia gettato del sale sulla tavola durante l' ultima cena.
ATTENTI AL MORTO
Ai defunti sono collegate le più diverse superstizioni. Questo perché sin dai tempi preistorici vi era una reverenza e rispetto nei confronti dei morti, tanto da temerli in caso di atti vandalici nei confronti delle loro tombe. E siccome la morte è ancora un' incognita, la paura di un defunto è rimasta ancora nell' immaginario comune
Vedere una bara vuota, è presagio di sventura perché dev' esser ancora.. rimpita. Già, da chi? Si usa chiudere gli occhi del defunto perché, guardando un vivo, questi potrebbe invitare lui a seguirlo nell' aldilà. Anche accendere un fuoco, o una sigaretta davanti ad un morto è un gesto che si invita a non fare perché richiama i rituali anticristiani di cremare i corpi dei defunti. Si invita a non fare rumore in loro presenza perché potrebbero risvegliarsi e portare con sè qualcuno dei presenti. Nel Medioevo, infine, nelle abitazioni veniva creata la cosiddetta "Porta del Morto": era una porta sopraelevata dal terreno da dove fuoriusciva il morto sollevato dai famigliari. Questa veniva poi sigillata come per chiudere definitivamente la porta che lo aveva condotto nell' aldilà con la speranza che non sarebbe più tornato sulla terra dei vivi.
INCROCIARE LE DITA
Il gesto di incrociare le dita con il quale siamo soliti attirare la buona sorte ha origini religiose: risalirebbe infatti al primo cristianesimo, quando vi si ricorreva per evocare il simbolo della croce. Durante le persecuzioni subite dai cristiani, questo gesto divenne inoltre un segnale segreto, con il quale i fedeli si riconoscevano tra loro.
In epoca medioevale il gesto delle dita incrociate assunse una nuova funzione: impedire al diavolo di impossessarsi dell’anima. Si riteneva infatti che la malvagia entità avesse la capacità di raggiungere le anime dei fedeli passando attraverso le loro dita. Incrociarle serviva dunque a tutelarsi, invocando una sorta di protezione divina. Con il passare dei secoli l’originario simbolismo religioso è andato perduto, ma il gesto è rimasto di uso comune.
Come abbiamo visto, dunque, ogni superstizione deriva da una paura, o da una credenza religiosa, oppure da consigli antispreco ( vedi per il sale e olio ). Oggi, con la nostra attuale cultura, conoscendo le loro origini, non dovrebbero esistere. Forse, potrebbe rimanere quella sui defunti visto che, del mondo dell' aldilà, non si sa e forse non si saprà mai nulla.
Ottimo e interessante articolo.
RispondiEliminaBellissimo vedere l'origine di certe cose, è pura antropologia :)
Moz-
Ciao Mozzino!
EliminaVero, è bello scoprire le proprie origini, e ancora più incredibile vederle ancora vive nel XXIesimo secolo!
:O
Straordinario questo articolo, mi è piaciuto un sacco leggerlo... Io non sono una persona superstiziosa, anzi in genere tendo a minimizzare il tutto, ma leggere le origini di certe leggende è affascinante...
RispondiEliminaMaira
Infatti è interesante scoprire le origini di usanze o modi di fare. Anche io non sono superstizioso,
Eliminaecco perché ho voluto capire perché mi piace passare sotto le scale e gettare sale in aria come fosse neve! :O
L' ho fatto anche per far capire che non bisogna aver terrore quando si rompe uno specchio, perché alla fin fine non accradrà niente di negativo alla nostra esistenza.
Ciao Maira e grazie della visitina nel mondo Medievale!
Grazie a te, Daniele... :)
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