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sabato 3 gennaio 2015
Cos'è la guerra?
Bella domanda. Personalmente non ho avuto la sfortuna di vivere una guerra, e quindi io, come tanti altri, cerco di prenderne coscienza dai libri, dai film, dai racconti dei più anziani, dalle immagini del passato e solo un pò dalla fantasia.
Alcuni dicono che noi giovani non dovremmo mai vivere una guerra, mentre altri dicono il contrario perché solo vivendola potremmo capire cosa pensano e come vivono i popoli delle nazioni in guerra.
Nel romanzo ho cercato di far vivere nell' animo ogni personaggio tutte le sensazioni che si possono provare quando si è vissuto, si sta per vivere o si stia vivendo una guerra: paura, terrore, rassegnazione, ma anche speranza e voglia di provare a cambiare le sorti della propria vita.
Il popolo del Regno di Dreamsfield appare rassegnato ma ormai abituato a vivere quella vita succube ai dettàmi della Regina tanto da sembrare quasi ipnotizzato e, per usare un termine non medievale, quasi robotico. Chi vive nell' agio e nelle comodità, tutto sommato si accontenta e non desidera di smuovere lo status quo: chi ci guadagna in questa situazione? Chi invece ne soffre.
Come i film e come le storie vere, nel prologo della battaglia ( ma soprattutto durante ) ogni personaggio vivrà la sua storia e la sua esperienza, ritrovandosi a cambiare le proprie opinioni oppure, come accade in altri, rafforzandole. Sono proprio gli eventi duri a modificare i pensieri e i modi di pensare, ti portano a vedere il mondo in maniera diversa e a decidere di dare importanza a questioni leggermente differenti da quelle che avevi posto erroneamente sull' olimpo dei valori della vita.
Come ci si può sentire quando fuori dalla propria porta di casa v'è in corso uno scontro e che mettendo un piede fuori si rischia di far terminare la propria vita?
Come ci si può sentire quando si assiste alla violenza inaudita ed efferata ma così istintiva che sembra quasi finta, impossibile, tanto da farci sperare sia solo un incubo?
Forse hanno ragione quei pochi nonni che dicono come dovremmo vivere, seppur per poco tempo, un pò di guerra: momento in cui cadono le certezze, si smette di pensare alle cose futili, e si cerca solo di scappare. Via, lontano.
Il popolo lotterà, combatterà, ci crederà e si ribellerà. É questo ciò che i soppressi faranno, tra vittorie e sconfitte, tra salvezze e, purtroppo, delle gravi sconfitte. Un velo di speranza che può farci capire che unendo le forze si può provare a vedere una speranza di cambiamento positivo non solo per noi, ma per tutti coloro che vivranno dopo di noi. Glielo dobbiamo.
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Le guerre a quell'epoca erano normalità. Lotte per il predominio del mare, di vari territori, per usurpare il trono di un re che governava un territorio che faceva gola ad altri.
RispondiEliminaIn fondo è con quete guerre che si è fatta la storia. Anche se a pagarne le conseguenze peggiori sono sempre state le popolazioni.
Nel tuo libro si legge nei vari personaggi la paura della guerra ma anche la rassegnazione a doverne vivere un'altra; la voglia di lottare per difendersi e difendere quel niente che possedevano e il tutto di quel signore che permetteva comunque loro di vivere.
Quanto a noi, forse è meglio che di guerre ne sentiamo parlare solo ai tg ache se sarebbe meglio sentir dire che è scoppiata la pace ovunque.
Esattamente. La battaglia, si può dire superficialmente, era all' ordine del giorno. Anche nella costituzione dei primi Comuni iniziarono battaglie e ci fu un clima di guerra perenne tra "vicini".
EliminaNel libro ho cercato di non dare totalmente un buon finale, ma ho cercato di mostrare anche le bruttezze.
Aspettiamo con ansia quando scoppierà la pace ovunque...